Alessandro nell’Indie, Parigi, Hérissant, 1780

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Portici de’ giardini reali.
 
 CLEOFIDE ed ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Ma lasciami, Erissena, (Con noia)
 respirar sola in pace. I passi miei
 perché seguir così? Perché affannarmi
 con sì spesse richieste? È ver, sedotto
850ho d'Alessandro il core; è ver, di sposo
 ei la man mi promise; io vado al tempio.
 Già la vittima è pronta;
 già il rogo si compone; e sol l'idea
 di vittima e di rogo or mi consola.
855Se altro non vuoi saper, lasciami sola.
 ERISSENA
 Che bella fedeltà! Ma con qual fronte
 al tempio andrai?
 CLEOFIDE
                                    V'andrò come conviene
 a una sposa reale.
 ERISSENA
                                   E Poro?
 CLEOFIDE
                                                    E Poro
 fin colà negli Elisi
860sarà pago di me.
 ERISSENA
                                 Ma l'Asia tutta...
 CLEOFIDE
 Tutta mi approverà.
 ERISSENA
                                        Sì, veramente
 dell'Asia in te le spose avranno...
 CLEOFIDE
                                                             Avranno
 dell'Asia in me le spose esempio e guida.
 ERISSENA
 Arrossisco per te; spergiura! Infida!
 CLEOFIDE
865Alle ingiurie, Erissena,
 non trascorrer sì presto. Io ti vorrei
 in giudicar più cauta. Il tempo, il luogo
 cangia aspetto alle cose. Un'opra istessa
 è delitto, è virtù, se vario è il punto
870donde si mira. Il più sicuro è sempre
 il giudice più tardo;
 e s'inganna chi crede al primo sguardo.
 
    Se troppo crede al ciglio
 colui che va per l'onde,
875invece del naviglio
 vede partir le sponde;
 giura che fugge il lido;
 e pur così non è.
 
    Forse tu ancor t'inganni;
880m'insulti, mi condanni,
 mi credi un core infido
 e non sai ben perché. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ERISSENA, poi TIMAGENE
 
 ERISSENA
 E ostentar con tal fasto
 si può l'infedeltà!
 TIMAGENE
                                   Poro non vedo. (Cercando per la scena, senza veder Erissena)
885Questa è pur l'ora, il loco è questo.
 ERISSENA
                                                                E poi (Senza veder Timagene)
 ci lagneremo noi
 se non credon gli amanti
 alle nostre querele, a' nostri pianti!
 TIMAGENE
 Se il mio foglio ei non ebbe,
890Asbite almen dovrebbe... Oh ciel! Chi mai (Vede Erissena)
 qui condusse Erissena?
 L'eviterò. S'aspetti,
 non veduto, che parta. (Nell’andare a nascondersi s’incontra con Alessandro)
 
 SCENA III
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
                                            Ove t'affretti? (A Timagene)
 TIMAGENE
 Signor... vado... Attendea... (Confuso)
 ALESSANDRO
                                                    Che mai?
 TIMAGENE
                                                                        L'istante
895di teco ragionar.
 ALESSANDRO
                                 Parla.
 TIMAGENE
                                              Vorrei...
 (Stelle, ove son! Non trovo i detti).
 ALESSANDRO
                                                                 Intendo;
 solo mi vuoi. Bella Erissena, e dove
 dalla real Cleofide lontana
 solinga errando vai?
900Forse ancor non saprai
 ch'ella sarà mia sposa
 prima che questo sol compisca il giro.
 ERISSENA
 Il so purtroppo; e il tuo bel core ammiro. (Con dispetto e parte)
 
 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e TIMAGENE
 
 TIMAGENE
 (Dei, che m'avvenne mai! Gelar mi sento;
905mi trema il cor).
 ALESSANDRO
                                 Siam soli; (Tutto senza sdegno)
 ecco l'ora, ecco il loco, ecco Alessandro.
 Che pensi, o Timagene? A che d'intorno
 volgi il guardo così? Se Poro attendi,
 molto è lungi da noi; l'attendi invano.
910Ardir. Che! La tua mano
 all'onor di svenarmi
 non può sola aspirar?
 TIMAGENE
                                          Come! Io... svenarti?
 Ah! Qual è quell'infame
 che ha questo in te nero sospetto impresso?
 ALESSANDRO
915Vedilo. (Gli dà il foglio da lui scritto a Poro)
 TIMAGENE
                  (Oh numi!) (Abbattuto)
 ALESSANDRO
                                          È Timagene istesso.
 TIMAGENE
 Perfido messaggier!
 ALESSANDRO
                                        Come! Si lagna
 della perfidia altrui
 chi l'esempio ne diede?
 D'esiger l'altrui fede
920qual dritto ha un traditore?
 TIMAGENE
                                                     E pur se vuoi
 ascoltar le mie scuse...
 ALESSANDRO
                                           Ah taci; aggravi
 così la colpa tua. Reo, che convinto
 va mendicando scusa,
 sol del suo cor la pertinacia accusa.
 TIMAGENE
925È ver; nel passo a cui ridotto io sono, (Disperato)
 più difesa o perdono
 è follia di sperar; tutto il tuo sdegno
 a vendicarti affretta.
 ALESSANDRO
 Alessandro vendetta! E sazio ancora
930d'offendermi non sei?
 TIMAGENE
                                           Dovuto è questo
 mio sangue a te.
 ALESSANDRO
                                 Ma che mi giova il sangue
 d'un traditore? Ah, se mi vuoi superbo
 del mio poter, rendimi il cor, ritorna
 ad esser fido; e Timagene amico
935mi renderà, tel giuro,
 più pago di me stesso
 che Poro debellato e Dario oppresso.
 TIMAGENE
 Oh delitto! Oh perdono!
 Oh clemenza maggior de' falli miei! (Inginocchiandosi con impeto e piangendo)
940Ma che resta agli dei,
 se fa tanto un mortal?
 ALESSANDRO
                                           Sorgi; in quel pianto
 già l'amico vegg'io. Sì bel rimorso
 le tue virtù ravvivi.
 Vieni al sen d'Alessandro; amalo e vivi.
 
945   Serbati a grandi imprese
 e in lor rimanga ascosa
 la macchia vergognosa
 di questa infedeltà,
 
    che nel sentier d'onore
950se ritornar saprai,
 ricompensata assai
 vedrò la mia pietà. (Parte)
 
 SCENA V
 
 TIMAGENE, indi PORO
 
 TIMAGENE
 Oh rimorso! Oh rossore! E non m'ascondo,
 misero, a' rai del dì? Con qual coraggio
955soffrirò gli altrui sguardi,
 se, reo di questo eccesso,
 orribile son io tanto a me stesso?
 PORO
 (Qui Timagene e solo!) Amico, il cielo
 pur salvo a te mi guida.
 TIMAGENE
                                              Ah fuggi, Asbite,
960fuggi da me.
 PORO
                          Qui d'Alessandro il sangue
 non dobbiamo versar?
 TIMAGENE
                                            Prima si versi
 quello di Timagene.
 PORO
                                       E la promessa?
 TIMAGENE
 La promessa d'un fallo
 non obbliga a compirlo.
 PORO
                                              Infido! Ah dunque
965tu più quel Timagene
 di poc'anzi non sei?
 TIMAGENE
                                       No, quello in seno
 avea perfida l'alma, il cor rubello.
 PORO
 Ed or...
 TIMAGENE
                 Lode agli dei, non è più quello.
 
    Finch'io rimanga in vita,
970ricomprerò col sangue
 la gloria mia smarrita,
 il mio perduto onor.
 
    Farò che al mondo sia
 chiara l'emenda mia
975al pari dell'error. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 PORO, poi GANDARTE; indi ERISSENA
 
 PORO
 Ecco spezzato il solo
 debolissimo filo a cui s'attenne
 finor la mia speranza. A che mi giova
 più questa vita, ogni momento esposta
980di fortuna a soffrir gli scherni e l'ire?
 Ah finisca una volta il mio martire. (In atto di snudar la spada)
 GANDARTE
 Ferma; sei tu, mio re? (Trattenendolo)
 ERISSENA
                                             Sei tu, germano?
 PORO
 Purtroppo io son.
 GANDARTE
                                   La principessa estinto
 ti dicea nell'Idaspe.
 ERISSENA
985L'asserì Timagene.
 PORO
 E v'ingannò.
 GANDARTE
                          Ma quell'incerto sguardo,
 quella pallida fronte,
 quella man sull'acciaro, oh dio! mi dice
 che a un disperato affanno
990il mio re s'abbandona; e non m'inganno.
 PORO
 E qual empio potrebbe
 consigliarmi la vita in questo stato?
 ERISSENA
 Ah no, germano amato,
 non dir così; mi fai morir.
 GANDARTE
                                                  Non sia
995di tua virtù maggiore
 la tirannia degli astri.
 ERISSENA
                                          Hai molti alfine
 compagni al duol; né de' traditi amanti
 tu il primo sei; né delle amanti infide
 Cleofide è la prima
1000né l'ultima sarà.
 PORO
                                 Che? (Sorpreso)
 ERISSENA
                                             Non dolerti.
 Molto acquista chi perde
 una donna infedel. Lascia che sposa
 l'abbia pure Alessandro.
 PORO
                                               Abbia Alessandro
 chi? (Sorpreso)
 ERISSENA
             L'ignori? Cleofide.
 PORO
                                                 E obbligarla
1005chi a tal nodo potrà?
 ERISSENA
                                        Nessun. Di tutte
 le sue lusinghe armata
 ella stessa il richiese.
 PORO
                                         Ella! (Stupido)
 ERISSENA
                                                    E l'ottenne;
 e i felici consorti andran contenti...
 PORO
 Dove? (Impaziente)
 ERISSENA
                 Al tempio maggior.
 PORO
                                                      Quando?
 ERISSENA
                                                                         A momenti.
 PORO
1010Perfida! Invan lo speri. (Furioso in atto di partire)
 GANDARTE
                                              Ove t'affretti? (Trattenendolo)
 PORO
 Al tempio. (Risoluto)
 ERISSENA
                        Ah no! (Trattenendolo)
 GANDARTE
                                       T'arresta. (Come sopra)
 PORO
 Lasciatemi. (Volendosi liberar da loro)
 GANDARTE
                          Ti perdi.
 ERISSENA
 Corri a morir.
 PORO
                             Lasciatemi, importuni. (Si libera con impeto)
 Or non vedo perigli,
1015or non soffro consigli,
 or non odo ragion. Tutta la terra,
 tutti i numi del ciel, tutto l'inferno
 non basterebbe a trattenermi ormai.
 ERISSENA
 E che tentar pretendi?
 GANDARTE
                                            E che farai?
 PORO
 
1020   Trafiggerò quel core
 che di perfidia è nido;
 e con quel sangue infido
 il mio confonderò.
 
    Del giusto mio furore
1025per memorando esempio
 i sacerdoti, il tempio,
 i numi abbatterò. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ERISSENA e GANDARTE
 
 ERISSENA
 Seguilo almen, Gandarte;
 assistilo, se m'ami.
 GANDARTE
                                      Addio, mia vita.
1030Non mi porre in obblio,
 se questo fosse mai l'ultimo addio.
 
    Mio ben, ricordati,
 se avvien ch'io mora,
 quanto quest'anima
1035fedel t'amò.
 
    Io, se pur amano
 le fredde ceneri,
 nell'urna ancora
 ti adorerò. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ERISSENA sola
 
 ERISSENA
1040E di me che sarà? Da chi consiglio,
 da chi soccorso implorerò? Son tanti
 i miei disastri; e fra' disastri io sono
 di palpitar sì stanca
 che a cercar qualche scampo il cor mi manca.
 
1045   Son confusa pastorella
 che nel bosco a notte oscura
 senza face e senza stella
 infelice si smarrì.
 
    Mal sicura al par di quella
1050l'alma anch'io gelar mi sento;
 all'affanno, allo spavento
 m'abbandono anch'io così. (Parte)
 
 SCENA IX
 
  Parte interna del gran tempio di Bacco magnificamente illuminato e rivestito di ricchissimi tappeti, dietro de’ quali al destro lato, vicinissimo all’orchestra, andranno a suo tempo a ricovrarsi Poro e Gandarte in modo che rimangano celati a tutti i personaggi ma scoperti a tutti gli spettatori.
  Vasto e ornato ma basso rogo nel mezzo che poi s’accende ad un cenno di Cleofide. Due grandissime porte in prospetto che si spalancano all’arrivo d’Alessandro e scuoprono parte della reggia e della città illuminata in lontananza.
 
 PORO uscendo impetuoso e GANDARTE seguitandolo da lontano
 
 GANDARTE
 Signor, fermati; ascolta.
 PORO
 Tu qui! Chiusi del tempio e custoditi
1055son pur gl'ingressi. Onde venisti?
 GANDARTE
                                                               Io venni
 su l'orme tue per la segreta via
 che conduce alla reggia.
 PORO
                                              A secondarmi
 giungi opportun. Presso alle chiuse porte
 che s'aprano attendiam; la coppia rea
1060inaspettati assalirem.
 GANDARTE
                                          T'accieca
 l'ira, o mio re. Di conseguir che speri?
 Il popolo, i guerrieri,
 i custodi, i ministri... Ah che in tal guisa
 la tua morte assicuri;
1065perdi la tua vendetta.
 PORO
                                          Ogni difesa
 l'ira mia preverrà.
 GANDARTE
                                     Signor, quest'ira
 deh per ora sospendi.
 Salvati, fuggi e miglior tempo attendi.
 PORO
 Non più; t'accheta; ho risoluto.
 GANDARTE
                                                          Oh dio! (Inginocchiandosi)
1070Pietà di noi. Fuggi, mio re; conserva
 a' tuoi popoli il padre, ad Erissena
 del cor la miglior parte,
 all'India il difensor, tutto a Gandarte.
 PORO
 Indarno...
 GANDARTE
                      Aimè! Del tempio
1075si scuotono le porte. Odi il tumulto
 della turba festiva. Ah fuggi. Il core
 per te mi trema in seno;
 fuggi.
 PORO
              Non l'otterrai. (Risoluto)
 GANDARTE
                                          Celati almeno.
 PORO
 A render certo il colpo
1080util saria; ma dove?
 GANDARTE
                                       Offron quei marmi
 a te comodo asilo
 fra la porpora e l'or che li circonda.
 Vieni e sicuro sei.
 PORO
 Reggete questa man, vindici dei. (Snuda la spada e va a nascondersi con Gandarte)
 
 SCENA ULTIMA
 
 Preceduti dal coro de’ baccanti, ch’entrano cantando e danzando nel tempio, e seguiti da guardie, popolo e sacerdoti con faci accese alla mano, s’avanzano CLEOFIDE alla destra del rogo, ALESSANDRO, ERISSENA e TIMAGENE alla sinistra, e detti celati
 
 CORO
 
1085   Dagli astri discendi,
 o nume giocondo,
 ristoro del mondo,
 compagno d'amor.
 
    D'un popolo intendi
1090le supplici note,
 acceso le gote
 di sacro rossor.
 
 CLEOFIDE
 Nell'odorata pira
 si destino le fiamme. (I sacerdoti accendono il rogo)
 PORO
1095(Perfida!)
 ALESSANDRO
                      È dolce sorte unire insieme
 e la gloria e l'amor.
 PORO
                                      (Più fren non soffre
 già 'l mio furor).
 ALESSANDRO
                                 Vieni, o regina. Un nodo
 leghi le destre e i cori. (Accostandosele in atto di darle la mano)
 CLEOFIDE
 Ferma; è tempo di morte e non d'amori.
 ALESSANDRO
1100Numi!
 PORO
                (Che ascolto!) (Poro resta immobile nell’attitudine di scagliarsi)
 CLEOFIDE
                                            Io fui
 consorte a Poro; ei più non vive; e deggio
 su quel rogo morir. Se t'ingannai,
 perdonami, Alessandro; il sacro rito
 non sperai di compir senza ingannarti;
1105temei la tua pietà. Questo è il momento
 in cui si adempia il sacrifizio a pieno. (In atto di andare verso il rogo)
 ALESSANDRO
 Ah nol deggio soffrir. (Volendo arrestarla)
 CLEOFIDE
                                          Ferma o mi sveno. (Impugnando uno stile)
 PORO
 (Oh amore!)
 GANDARTE
                           (Oh fedeltà!)
 ALESSANDRO
                                                     Non esser tanto
 di te stessa nemica.
 CLEOFIDE
1110Il nome d'impudica
 vivendo acquisterei. Passa alle fiamme
 dalle vedove piume
 ogni sposa fra noi. Questo è il costume
 dell'India tutta; ed ogni età lontana
1115questa legge osservò.
 ALESSANDRO
                                         Legge inumana
 che bisogno ha di freno,
 che distrugger saprò. (Vuole appressarsi a Cleofide)
 CLEOFIDE
                                          Ferma o mi sveno. (In atto di ferirsi)
 ALESSANDRO
 (Risolvermi non oso).
 CLEOFIDE
 Ombra del caro sposo,
1120ecco della mia fé le prove estreme... (Volendo gettarsi nelle fiamme)
 PORO
 Aspettami, cor mio; morremo insieme. (Scoprendosi)
 GANDARTE
 (Aimè! Poro si perde).
 CLEOFIDE
 Dei! Traveggo? Sei tu?
 PORO
                                            No, non travedi;
 il tuo Poro son io.
 GANDARTE
1125Chi usurpa il nome mio? (Scoprendosi)
 Non crederlo, Alessandro; io son...
 PORO
                                                                Tu sei
 il mio caro Gandarte; e non è tempo
 di finger più. Trovai fedel la sposa;
 son paghi i voti miei. Così potessi
1130con la man d'Erissena,
 con parte del mio regno esserti grato.
 ALESSANDRO
 Son fuor di me. Come! Tu sei?... (A Poro)
 PORO
                                                              Son io
 il tuo nemico.
 ALESSANDRO
                            E di venire ardisci?...
 PORO
 A morir con la sposa.
 ALESSANDRO
                                         E tu non vuoi?... (A Cleofide)
 CLEOFIDE
1135Viver senza di lui.
 ALESSANDRO
                                    Gandarte...
 GANDARTE
                                                           Espone,
 come è dover, la vita
 per quella del suo re.
 ALESSANDRO
                                         Dunque germoglia
 tanta virtù nell'India? Ed io dovrei
 contar tra i fasti miei tanti infelici?
1140No; nol crediate, amici; un cor capace
 di sì crudel diletto io non mi trovo.
 Abbia l'India di nuovo
 e pace e libertà. Da me riceva
 Poro la sposa e la real sua sede;
1145e in premio di sua fede
 su la feconda parte,
 ch'oltre il Gange io domai, regni Gandarte.
 CLEOFIDE e GANDARTE
 O Alessandro!
 ERISSENA e TIMAGENE
                             O signor!
 ALESSANDRO
                                                 Tacete. Omaggi
 altri io non vuo' da voi che l'odio estinto.
 CLEOFIDE
1150Or trionfi, Alessandro.
 PORO
                                            Or Poro è vinto.
 TUTTI fuor che ALESSANDRO
 
    Serva ad eroe sì grande,
 cura di Giove e prole,
 quanto rimira il sole,
 quanto circonda il mar.
 
1155   Né lingua adulatrice
 del nome suo felice
 trovi più dolce suono
 di chi risiede in trono
 il fasto a lusingar.
 
 FINE